Suor M. Krizina Bojanc

Jožefa (Sr. Krizina) Bojanc nacque il 14 maggio 1885 a Zbure presso Šmarjetske Toplice, in Slovenia e fu battezzata nella chiesa parrocchiale a Šmarjeta lo stesso giorno. I genitori Mihael e Marija, nata Bizjak, avevano cinque figlie e un figlio, morto a sei anni. Jožefa era la seconda.

La famiglia visse unita fino al 1891, quando il padre partì per l’America in cerca di lavoro, e alcuni anni dopo se ne perse ogni traccia. Così la madre rimase sola con i piccoli figli e, per sostenerli, cominciò a lavorare nei campi che possedevano. Era una donna pia che attingeva la forza dalla messa e dalla comunione quotidiana. Aveva cura di educare i suoi figli in un vero spirito cristiano. Dopo la morte dell’unico figlio, affidò le figlie alla protezione della Madonna, davanti all’altare della quale spesso pregava.

Jožefa rimase in casa fino ai 36 anni a causa della situazione famigliare, per poter aiutare la madre e le sorelle. In età ormai adulta, ebbe l’occasione di conoscere alcune suore della Congregazione delle Figlie della Divina Carità che facevano la questua in Slovenia per sostenere la loro opera educativo-istruttiva in Bosnia ed Erzegovina. Allora si svegliò in lei un forte desiderio di consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Prese la decisione e andò in convento a Sarajevo. Un anno dopo, seguì le sue orme anche la sua sorella minore Angela (il nome religioso era Sr. Alfonza).

Fu accolta nella Congregazione il 28 dicembre 1921. Subito si notarono le sue qualità particolari, fondate e coltivate già in famiglia: l’obbedienza e l’occhio e il cuore premuroso verso gli altri. Tutta pervasa dalla premura per il prossimo e dalla dimenticanza di se stessa, entrò nel noviziato il 27 luglio 1922 e ricevette il nome suor Marija Krizina. Il 28 luglio 1923 emise i voti temporanei, e tre anni dopo, il 5 agosto 1926, quelli perpetui.

Suor Krizina ha vissuto ripetutamente a Pale e in altri luoghi della Bosnia, soprattutto nelle comunità che si occupavano dei lavori agricoli per il mantenimento delle scuole e degli internati della Congregazione. Si occupava del bestiame, del lavoro nei campi e in lavanderia, e anche di quelli domestici. Suor Ljiljana dice di lei: “Era molto silenziosa, raccolta e pia. Era taciturna e diligente come un’ape”.

Le sorelle ricordano che era per natura molto timida, tuttavia, in ogni servizio si mostrava coscienziosa, fiduciosa e pronta al sacrificio. Aveva l’occhio vigile, sapeva scorgere bene le cose, prestare aiuto, consolare. La conoscevano come una sorella semplice, modesta e umile. Suor Blanka Kralj dichiara: “Non addossava a nessuno i suoi problemi né le incomprensioni. Silenziosamente pregava dentro di sé per la benedizione nel lavoro, per le sue superiore e per le consorelle; in una parola: era tutta di Dio e come tale, matura, Dio la prese con sé”.

Suor Krizina era persona di preghiera, paziente e abbandonata alla volontà di Dio. Dalla preghiera attingeva amore e forza per il suo servizio quotidiano al prossimo. Suor Beata riferisce: “Era piena di Dio, e come se avesse sempre pensato a Dio. Questo si vedeva nel suo atteggiamento”.

Quanto tenesse alla santa messa, lo rivela un episodio capitato nel bosco di Pale, ove fu vista piangere per Gesù eucaristico. Suor Ligorija Murn racconta: “Quando era ormai anziana, lavorava con difficoltà nel bosco, dove una volta la vidi piangere. Le chiesi se le era difficile lavorare: mi rispose che non era questo che le creava difficoltà, ma il fatto che non avevamo ogni giorno la santa messa e la santa comunione”.

Avendo le fondamenta buone e salde, poste già dall’educazione famigliare, continuò a coltivarle nel corso della vita. Le sorelle si accorsero presto del suo particolare spirito mariano, del suo grande amore e della devozione verso la Vergine Maria. A lei affidò tutta la sua vita, e raccomandava agli altri di ricorrere con fiducia a lei poiché è “una buona madre e una sicura soccorritrice”.

La sua spiritualità era visibile nei frutti del suo sincero e impegnativo amore verso le sorelle con le quali visse. Tutte sperimentarono la sua premura perché a nessuna fosse addossato un lavoro troppo faticoso. Era guidata dallo spirito evangelico, e non da quello del corpo, che si manifestava nel suo scegliere sempre la parte più difficile, e non quella più leggera. A questo proposito Sr. Vinka Udovičić, allora junior, ricorda: “Quando facevamo i lavori faticosi nei campi, Sr. Krizina sceglieva sempre per sé ciò che era più faticoso, e a me lasciava quello più facile”.

Nell’aprile 1939, dietro sua richiesta, fu trasferita di nuovo a Pale. Non risulta per quali motivi; si sa soltanto che aveva già vissuto lì (dal 1925 al 1927) e che era stata trasferita altrove, perché non gradiva il lavoro nella stalla (a causa della sua paura del bestiame). Se motivo del trasferimento era quello di “scegliere la parte più difficile”, non sappiamo; ciò rimane noto solo a Dio. Su questo potrebbe gettare una luce la testimonianza di Sr. Vinka, la quale ricorda che diceva spesso di voler morire da martire. Sembra che questa sua aspirazione interiore fosse uno stimolo costante a non risparmiare se stessa, né la propria vita, ma a donarsi generosamente, scegliendo sempre ciò che era più difficile e che le costava di più.

Suor Krizina morì martire all’età di 56 anni. 

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