Suor M. Berchmana Leidenix
Karoline Anna (Sr. Berchmana) Leidenix nacque il 28 novembre 1865 a Enzersdorf, vicino a Vienna, in Austria, dai genitori Michael e Josefa, nata Benkhofer e fu battezzata due giorni dopo nella chiesa parrocchiale di San Tommaso apostolo. Nella famiglia Leidenix nacque in seguito un’altra figlia, Mathilde (più tardi religiosa, Sr. Bernarda, FDC), mentre una terza nacque morta.
La famiglia rimase presto senza il padre, per cui la madre Josefa, con le sue due figlie, si trovò in una difficile situazione sociale. La Fondatrice della Congregazione delle Figlie della Divina Carità (fondata a Vienna 1868), Madre Franziska Lechner, accolse nel 1878 ambedue le bambine nel convitto, mentre un parziale aiuto finanziario diede il tribunale circondariale di Schwechat. Karoline allora aveva dodici anni. Durante l’istruzione scolastica si svegliò in lei la chiamata di Dio e decise di diventare membro di questa Congregazione.
Entrò nel noviziato nel 1882 e ricevette il nome suor Maria Berchmana Johanna. Il 20 agosto 1883 emise i primi voti, e il 17 agosto 1892 quelli perpetui. Subito dopo la prima professione fu inviata in Bosnia, allora paese di missione, ove rimase per tutta la vita. Da insegnante molto abile e impegnativa, lavorò nelle scuole della Congregazione, e in seguito teneva lezioni private ai bambini cattolici, ortodossi, mussulmani ed ebrei. Oltre ad altri impegni, teneva anche il catechismo.
Durante la prima guerra mondiale, prestò servizio nell’ospedale militare tedesco a Višegrad, prendendosi cura dei malati e dei feriti. L’amministratore dell’ospedale le espresse personalmente la propria gratitudine, e nella lettera del 1915, tra l’altro, scrisse: “…chi ha visto il nostro ospedale, se ne è andato pieno di ringraziamenti e di lode. In questo ha gran parte anche Lei, cara Sr. Berchmana. Siccome il comando militare ha richiamato le sorelle dall’incarico, io la ringrazio, in nome dell’ospedale e dei malati, per la sua attività cristiana e samaritana, pronta al sacrificio”.
Nel 1931, quando aveva più di sessanta anni, fu nominata maestra delle novizie a Sarajevo. Nella sua attività educativa cercava di infondere nel cuore delle novizie l’amore per Dio, per la Chiesa e per il prossimo, come confermano le testimonianze di coloro che aveva educato. Suor Beata la considera una donna santa e vera madre: “Era un’anima molto santa e pia, piena di Dio. Per tutte noi era una vera madre. Lottava per noi come una leonessa”. Suor Imakulata la ritiene una “religiosa secondo il Cuore di Gesù”, religiosa esemplare, “esempio vivo per noi, allora giovani religiose”. Nella testimonianza dichiara: “Era mia maestra nel noviziato a Sarajevo… Era un modello splendente nella preghiera e nel sacrificio. Generosa e gentile. Ho provato che possedeva un amore grande verso Dio, verso la Congregazione e verso il prossimo”.
Suor Berchmana era una donna di fede profonda. Spesso si soffermava in cappella, tutta immersa nella preghiera. Si vedeva, riferisce Sr. Ljudevita, che aveva una viva fede e un grande amore verso il suo Sposo Gesù. Poi continua: “Ha adoperato tutte le forze per prepararci bene alla vita religiosa e per avvicinarci sempre più a Dio”.
Tutte le sorelle sottolineano che era saggia e molto intelligente, però modesta e umile. Aveva, infatti, tante occasioni per esercitarsi in queste virtù, specialmente riguardo alla lingua croata che non era la sua lingua materna. A questo proposito, Sr. Ljudevita ricorda: “Succedeva a volte che, quando diceva qualcosa di sbagliato, noi, giovani, ridevamo apertamente. Dopo aver capito perché ridevamo, non si offendeva, bensì l’accettava con calma e umiltà”.
Sapeva vincere se stessa in tutto, ricorda Sr. Inviolata Jakov, senza esigere nulla di speciale per sé a causa dell’anzianità. Era infatti malata di asma, però sopportava tutto con pazienza, abbandonata alla volontà di Dio. Suor Ilijana Ivić riferisce che “soffriva molto a causa di alcune cose, ma le sopportava in silenzio”.
Si distingueva particolarmente per equilibrio, puntualità e disciplina, richiedendo lo stesso anche dalle novizie. Su ciò Sr. Apolonija Pečnik riferisce: “Era buona verso di noi, però anche severa; molto puntuale, richiedeva che anche noi fossimo così”. Nei necrologi è annotata la stessa cosa: “Di natura era molto severa, però aveva il grande desiderio di infondere nelle novizie un vero spirito perché diventassero buone religiose”.
Di Sr. Berchmana si può dire che ardeva di un particolare spirito ecumenico e missionario. Durante il soggiorno a Breške, presso Tuzla, insegnava a leggere e a scrivere, oltre che ai cattolici, anche ai bambini musulmani, perciò l’avevano definita “la sorella turca”. Come tale era conosciuta anche a Pale, dove venne per la seconda volta, all’età di 74 anni, nel settembre 1939. Lo stesso anno, un articolo del Settimanale cattolico (di Sarajevo) riferiva: “A Pale si trova anche Sr. Berchmana. Lei è la prima tra le sorelle che sono venute in Bosnia. Ha fatto tanto bene nella scuola, nel noviziato e fuori di casa. Noi l’abbiamo chiamata, per gioco, la sorella turca”. Faceva bene anche ai bambini e agli abitanti di Pale, soprattutto ortodossi, perciò fu nominata “la madre serba”.
Due mesi prima della morte, parlando con il rev. Ksaver Meško, Sr. Berchmana così sintetizzò tutta la sua vita: “Per due cose sono infinitamente grata a Dio: perché sono nata ed educata nella fede cattolica, e perché sono diventata suora”.
Fu uccisa il 23 dicembre 1941 in un bosco a Sjetlina all’età di 76 anni.